Lunedì 20 Maggio BARI – Presentazione del libro “Oblivion” di Edda Fabbri

locandina

Lunedì 20 maggio a Bari, prima presso il Liceo Marco Polo, poi all’Università degli Studi Aldo Moro ed infine all’Associazione ADIRT, via Abbrescia 45/47, verrà presentato, a cura di Rosa Maria Grillo, il Libro Oblivion di Edda Fabbri.

Questo libro è stato pubblicato grazie al contributo del C.S.AC.A. (Centro Studi Americanistici Circolo Amerindiano) e dell’O.G.E.P.O. (Osservatorio per lo studio di Genere e delle Pari Opportunità)dell’Università di Salerno.

SCHEDA:

Edda Fabbri, Oblivion, Salerno/Milano, Oèdipus, 2012, euro 10

I edizione Montevideo El caballo perdido, 2007,

Traduz.e postfazione di Stefania Mucci, Introduzione di Rosa Maria Grillo

Edda Fabbri (Montevideo, 1949), uruguaiana di origine veneta, studentessa di medicina nei primi anni ‘70, militante nel Movimiento de Liberación Nacional Tupamaros, è stata rinchiusa in diverse carceri dal 1971 al 1985, seguendo le imperscrutabili geografie della detenzione. Fu protagonista di una celebrata fuga dal carcere della Calle Cabildo con altre 37 donne attraverso un tunnel sotterraneo, ma la libertà fu breve: dopo nove mesi fu incarcerata nuovamente.

Con il suo unico libro, Oblivion, ha vinto all’unanimità il Premio Casa de las Américas 2007 nella Categoria Literatura Testimonial. Nel 2013 è stata membro della giuria del Premio.

Prosa poetica per descrivere l’orrore, per raccontare la Storia e le storie delle detenute politiche delle carceri uruguaiane durante la dittatura degli anni ’70-’80 del piccolo paese del Plata.

Pochi sono i dati referenziali, ma sufficienti per inquadrare storicamente quel contesto chiuso e oppressivo che inaspettatamente si apre al mondo e al futuro: è una riflessione sulla memoria e sull’oblio; sulla dignità e sulla solidarietà; sul dolore, il corpo e la scrittura; su quel ‘noi’ – in spagnolo connotato grammaticalmente come femminile  – che è una affermazione di genere e nello stesso tempo generazionale e politico-ideologica.

INIZIO

Devo iniziare dal finale. Devo inventare un finale, anche se provvisorio, per poter cominciare. Il mio finale inizia nella caserma, in una cella del quarto piano, ai principi di marzo. Era il 1985. Ero sola, in quel momento, e avevo una radio. Le due cose (la solitudine e la radio) erano nuove. Per moltissimi anni non eravamo mai state sole. Mai, mai. Né per lavarci nel bagno né per nient’altro. C’era sempre qualcuno a guardarci. Non mi riferisco alle carceriere, o per meglio dire non solo a loro. Voglio dire che non si poteva stare da soli con il proprio corpo, né con nient’altro. Eppure quel giorno della fine ero sola e avevo una radio con le sue manopole. È importante il fatto delle manopole. A Radio 30 parlava  Alberto Silva. Parlava di noi. Non di noi, di Lucia che era già uscita. Io sentivo che parlava di me, di noi. Descriveva Lucia e ci stava descrivendo tutte. Erano passati molti anni eppure non sembrava, diceva, Lucia era ancora la “ragazza dallo sguardo vivace”. Lei eravamo noi allora. In qualche modo, intatte, lo eravamo. Alberto Silva lo diceva e io sentivo che era vero. Quella ragazza era lì, il tempo intrappolato in un imbuto che l’inghiottiva. Non c’era altra soluzione, eravamo quella ragazza. Questo non vuol dire che eravamo condannate ad esserlo, a rappresentare quel ruolo.

……

OBLIVION, p. 52:

Sarebbe facile dire che scrivo contro l’oblio, ma non lo credo. Esiste un diritto all’oblio, anche.

Esiste un diritto a diffidare dei ricordi. Non so se si scrive per dimenticare o per ricordare. Però è contro qualcosa, contro quello che gli altri scrivono o altri tacciono. Forse anche contro il proprio silenzio, contro i propri ricordi ingannevoli. So che devo diffidare dei miei ricordi.

“L’oblio somiglia al perdono”, avevo scritto tempo fa. Ascoltavo quel tango, ogni nota perfetta, e l’ho pensato. Poi ho cercato nel dizionario. Forse poteva voler dire un’altra cosa. Ma non è un’altra cosa, è oblio. Non so per quale ragione Piazzolla abbia scelto il nome in inglese, forse per dimenticare qualcosa. Ha scelto così e io ho scritto: “Oblivion somiglia al perdono. Forse il perdono è questo, la musica che rimane dopo il ricordo”.

FINE

Devo iniziare dal finale, spogliarmi di nuovo, tessere il lento ordito dei giorni. Non so se sia sempre così lungo il cammino dell’oblio, se sia possibile andarsene realmente un giorno, o resta sempre qualcosa, un rumore, qualcosa che qualcuno guarderà un giorno senza paura. Devo iniziare dal finale, devo inventare un finale, anche se provvisorio, per poter cominciare.

Presentazioni:

Avellino, 29 aprile ore 18,00, L’angolo delle Storie, Via Fosso Santa Lucia: Emilia Cirillo, Carla Perugini, Rosa Maria Grillo, Stefania Mucci

Bari, 20 maggio, mattina: Liceo Linguistico e Tecnico Economico “MARCO POLO”, V.le G. Bartolo 4/6, 70124 Bari, Italy

Ore 15: Università aula 11 dell’ex Facoltà di Lingue (via Garruba, 6),

Ore 17,30, ‘ADIRT, Via Abbrescia 45/47, con Michele Bottalico e Isa Bergamini .